Per un approccio settoriale allo studio del mutamento lessicale nelle varietà italoalbanesi. Il campo semantico degli animali

0. Ho già avuto l’occasione di riflettere sui rapporti tra lessico comune e lessico settoriale1 nei processi del mutamento lessicale in ambito siculoalabanese tentando di mostrare come – diversamente da quanto avviene nelle dinamiche del contatto tra le varietà del repertorio italo-romanzo, dove le forme dialettali sembrano conservarsi meglio in alcuni campi esperienziali propri delle attività tradizionali2 – in un contesto plurilingue come quello di Piana degli Albanesi (PA) siano invece i significanti che designano concetti più comunemente esperibili a conservare lo strato più antico (quello albanese), mentre i concetti più specialistici, nell’ambito di mestieri tradizionali, risultano quasi sistematicamente gestiti da un lessico acquisito seriormente attraverso il contatto con il siciliano.

In questa prospettiva di analisi, mi ero servito del parametro «voce di maggiore vs. minore circolazione comunitaria» – corrispondente alle designazione di un «concetto comune vs. specialistico» – per esaminare, insieme ai dati quantitativi, i microsistemi lessicali pertinenti a due specifici campi semantici presi a esempio: la caseificazione e la mietitura del grano.

Proverò, in quest’occasione, a prendere in esame l’area semantica relativa agli animali nella parlata di Piana degli Albanesi, non soltanto per condividere una serie di informazioni lessicali 3, in parte soggette ormai a obsolescenza, ma anche per verificare ulteriormente il valore euristico di un approccio settoriale nell’analisi del mutamento lessicale in ambito italoalbanese.

1. Tra i 244 tipi lessicali complessivamente rilevati4 – pertinenti al campo semantico qui esaminato – la componente albanese è attestata per il 42,21 %. (v. tab. 1) e, limitatamente ai soli nomi di animali (a esclusione di quelli dei loro rispettivi cuccioli) i tipi albanesi si presentano in proporzione ancora minore (v. tab. 2) rispetto ai tipi romanzi, prestiti siciliani e/o italiani.

Tipi lessicali freq. %
albanesi 103 42,21
romanzi 141 57,79
Tot. 244 100,00

Tab. 1. Dati complessivi

 

Nomi di animali freq. %
albanesi 49 37,69
romanzi 81 62,31
Tot. 130 100,00

Tab. 2. Tipi lessicali relativi ai soli nomi di animali

 

Complessivamente, dunque, nel lessico relativo al campo semantico preso in considerazione, la componente originaria albanese risulta decisamente minoritaria rispetto ai prestiti acquisiti in terra siciliana.

 

2. Tuttavia, se si distribuiscono gli stessi tipi lessicali in ragione delle categorie concettuali ai quali essi più specificamente si riferiscono, le proporzioni relative alle componenti lessicali di quest’area semantica si presentano decisamente diverse.

Intanto, si osserva che tra gli iperonimi propri del repertorio lessicale della varietà arbëreshe considerata sono ben conosciuti e usati i tipi albanesi5 designanti concetti molto comuni quali:

uccello zogë-a
pesce pishk-u

mentre i tipi albanesi designanti

ovini e caprini berra (pl.) -t
bestiame, bestia, animale kafsh-a

occorrono ormai soltanto tra alcuni anziani in locuzioni cristallizzate quali (qielli) berra-berra ‘(il cielo) a pecorelle’6 e si kafsht ‘ [prop. ‘come k.] detto di persona che mostra un comportamento ‘animalesco, molto sgarbato e/o aggressivo’, essendo sostituiti comunemente dal romanzo

animale, bestiame animall-i (< ita / sic. animale/i)

 

Prestiti siciliani sono, poi, i tipi lessicali, propri dell’ambito agro-pastorale, designanti i più specifici concetti di

cavallo e/o mulo kavalin-a (< sic. cavaḍḍina)7
puledro lattante equino saghuaxh-i (< sic. saguàggiu)

Le altre categorie di animali sono generalmente designate da  iperonimi propri della varietà alta del repertorio – in una distribuzione tassonomica più o meno aderente alla “cultura scientifica” –, quali sono, per esempio, l’it. ‘rettile’, ‘insetto’, ecc., i quali occorrono, eventualmente, nelle condizioni più consone al code switching e al code mixting 8.

 

2.1 Significativa risulta, nella prospettiva di analisi qui adottata, la distribuzione dei nomi degli animali in ragione di alcune categorie alle quali essi appartengono. Si può osservare, infatti, immediatamente come gli animali da allevamento, da cortile e da soma – dunque, propriamente quelli il cui concetto è più facilmente esperibile dall’intera comunità di parlanti – siano quasi sempre designati da tipi lessicali albanesi:

asino ghajdhur-i
bue ka-u (qe-u)9
cane qen-i
capra dhi-a
caprone cujap-i ~ bek-u  (< sic. bbeccu)
cavalla pel-a
cavallo kal-i
gallina pul-a
gallo gjel -i
gatto maç-i
maiale derr-i
montone dash-i
mucca lop-a
mulo mushk-u
oca pat-a
pecora del/e-ja
scrofa dos-a
tacchino nie-ja (< sic. nia) ~ ghalinaç-i (< sic. gallinàcciu)
toro ter-i

Sono albanesi anche altri tipi lessicali che designano animali di diverse altre categorie, ma quasi sempre a condizione che i loro significati – se non propriamente i loro referenti10  – siano più comunemente esperibili, come:

  • tra gli animali selvatici
cinghiale derr (i egër / sarvaç) [prop.’maiale’ (servatico)] ~  (u) çingjali 11
coniglio kunill-i
lepre ljepur-i12
lupo ulk-u ~  (u) lupu13
volpe dhelpr/e-ja 14

oltre ai meno comuni, oggi conosciuti soltanto dai più anziani

donnola bugzë/-a
gatto selvatico maç i egër /  maç sarvaxh (< sic. sarvàggiu ‘selvatico’)
istrice derr [prop.’maiale] (porkuspin)  ~  porkuspin (< it. porcospino)

 

  • tra i roditori
topo mi-u

sulla cui base lessicale si forma anche, per calco sul siciliano, il nome di un roditore meno comune qual è il

ghiro mi xhahallun  (sic. surci ggiacaluni)15

così come dal più comune derr ‘porco/maiale’ viene formato il nome del meno comune

porcellino d’India derra-dhindjë

 

  • tra gli insetti
cavalletta xarrakan-i16
cicala / grillo karkalec-i
coccinella nuse-ja (feni) [prop. ‘sposa (del fieno’)]17
farfalla flutur-a
pidocchio morr-i
pulce plesht-i
scarabeo brumbull-i
tignola kopic-a
zecca rriqër-i
  • il generico nome di
verme krimb-i
  • tra gli aracnidi, il generico
ragno milimang/ë-a

 

  • tra gli anellidi, i meno comuni
lombrico kakazorr/ë-a
sanguisuga shëshëngje

i cui nomi albanesi sono noti soprattutto agli anziani;

 

  • tra i rettili il nome generico di

serpente gjalpr-i

oltre alla comunissima

lucertola hardhj/e-a

e al ameno comune

ramarro xhapì-u

 

  • tra gli anfibi

raganella / ranocchio brethk-u

 

  • tra i pesci (noto soprattutto agli anziani18)

anguilla ngjal-a

 

  • tra i volatili, i comuni
corvo kolb-i ~ korv-i  (< sic. e/o it. corv-u/o)
rondine / balestruccio kallandrish/e-ja / kallandriq/e-ja19

e i meno comuni (noti soprattutto ai cacciatori)

anatra / germano reale ros-a
barbagianni gjon-i  / kukugjon-i ~ varvaxhan  /  varvajan  (< sic. varvaianni)
coturnice fëllëz/ë-a
gallinella d’acqua pul uji [prop. gallina d’acqua] / pul e zezë [prop. gallina nera]
gru korril-a
gheppio krierin20
merlo mullini/e-a  / mullinj/e-a
pipistrello koloriq-i21
oca (selvatica) pat-a

 

La maggior parte dei 49 tipi lessicali albanesi (v. tab. 2) designa, dunque, animali ben noti anche a chi, indipendentemente dall’età,  non abbia molta esperienza del contesto e della cultura “rurale”.

Soprattutto gli animali da lavoro, da allevamento e da cortile conservano, come si è visto, una nomenclatura quasi esclusivamente albanese22. Significativamente, in queste categorie, un concetto più specialistico come è quello di ‘bardotto’ è designato da un prestito romanzo qual è bardhot-i. Così, ancora nell’ambito degli equini – benché non da lavoro –, il più specialistico ‘giannetto (cavallo da corsa)’ è designato da un sicilianismo qual è xhanet-i.

Non sono molti, di conseguenza, i prestiti romanzi (più spesso siciliani o di tramite siciliano) che designano animali che si potrebbero ritenere di esperienza più diffusa. Essi riguardano, particolarmente:

  • tra gli insetti
blatta furfuj-i (< sic. fuifui)
moscerino mushkujun-i (< sic. muschigliuni  / muschigghiuni)

capagjun-i (<sic. zzampagghjiuni)

pidocchio pollino pilixun-i  (sic < piḍḍizzuni)23
tarlo kambull-a (< sic. càmmula)
zanzara xanxar-a (< it. zanzara)

 

  • tra i rettili
vipera viper-a (< it. / sic. vipera)
geco skarpjun-i (< sic. scarpiuni)

e i meno comuni

biacco këllover-i (< sic. culorva, culovria)
biscia pasturavak-a (< sic. pasturavacca)

 

  • l’aracnide
scorpione sulluficj-i (< sic. surfìzziu)

 

  • gli anfibi
rana / rospo bofac-a (< sic. buffa)

 

  • tra gli uccelli
aquila akullac-a (< sic. àcula)
canarino kanarin-i (< it. canarino)
cardellino kardil-i (< sic. cardiḍḍu)
colombo pallumb-i (< sic. palummu)
cornacchia karraxhan-i (< sic. carraggià)
corvo korv-i (< sic. / it. corv-u/o) ~ kolb-i
gazza karkarac-i (sic. < carcarazza)
passero zbirrac-i [< sic. (pàssaru) sbirru] ~ pasar (< sic. pàssaru)
piccione piçun (< it./sic. piccione / picciuni)
taccola çàull-a (< sic. çiaula)

 

  • quasi tutti i pesci24
carpa karp-a25  (< it./sic. carpa)
menola  / zerro asinel-ii (< sic. asineḍḍu)
merluzzo murruc-i (< sic. mirruzzu)
pescespada piscispat-i (< sic. piscispata)
polpo purp-i (< sic. purpu)
sarda sard-a (< it./sic. sarda)
tonno tunin-a (< sic. tunnina)
triglia trigj-a (< sic. trìgghia)

 

  • tutti i gasteropodi26
lumache dalla conchiglia striata baballuç-i  (< sic. babbaluci)
lumaca dalla conchiglia marroncina (monacella) qaparrin-i 27
grossa lumaca dalla conchiglia grigiastra ghrastun (< sic. crastuni)

 

Gli altri prestiti romanzi riguardano animali meno comuni, come

  • tra i selvatici

furetto firet (< sic. firettu)
martora marturin-a (< sic. marturina)
riccio rric-i (< sic. rrizzu)

 

  • Particolarmente tra i volatili sono piuttosto estranei a chi non abbia esperienza di caccia i concetti e i nomi di
airone airun-i (< sic. airuni)
allocco kukuvì-u ( < sic. cuccuvìu / cuccufìu)
allodola lonar-a  (< sic. lònara)
alzavola papardèl/e-ja  (< sic. papardeḍḍa)
marzaiola serret-i (< sic. sirretta)
averla testaghros-a / testaros-a (< sic. testa(g)rossa)
avvoltoio vutur-a (< sic. vuturu)
ballerina gialla / culbianco pipz/ë-a / pispez/ë-a (< sic. pìspisa)
barbagianni varvaxhan-i / varvajan-i (< sic. varvaianni) ~ gjon-i  / kukughjon-i
beccaccia ghalac-i (< sic. gaḍḍazzu)
beccaccino arçirot-i / arçirot/e-ja (< sic. arcirotta)
calandra kallandrun-i (< sic. calanniruni)
cappellaccia kukuçùt/e-ja (< sic. cucucciuta)
cicogna çikonj-a (< ita / sic. cicogna)
cinciallegra qaviter-i (< sic. chiavitteri)
civetta kuk-u (< sic. cuccu  / cucca)
colombaccio tudhun-i (< sic. tuduni) ~ kolombaç-i  (< it. colombaccio)
cuculo kùkull-i  (< it. / sic. cuculo/u)
fagiano faxhan-i (< it. fagiano)
falco  (vari falconidi) falk-u / fark-u / falkun-i / farkun-i (< it./sic. falco/falcone; farku/farcuni)
fringuello fringuel-i (< it. fringuello)
germano reale (maschio) kuluvird-i (< sic. coḍḍu virdi)
gufo kuku me vesht (prop.  ‘k. con le orecchie’)
nibbio nìur-i28
pavoncella nivallor-i  (< sic. nivaloru)                                                                    
pettirosso bedirrus-i / petirrus-i (< sic. pettirrussu)29
picchio maggiore piq-i (< it / sic. picchio/u)
poiana piullac-i (< sic. pìula)30
quaglia kuaj-a (< ita / sic. quaglia / quagghia)
regolo rrijil-i (< sic. rriìḍḍu)
rigogolo ali/e-ja (< sic. àlia /àiula)
rondone   rrundun-i (< it rondone)
saltimpalo kakamarrùxh-i (< sic. cacamarrùggiu)
storno sturn-i / sturnel-i  (< sic. sturnu /sturneḍḍu)
tordo malluvic(j)-i (< sic. marvizzu) ~  turd-i  (< sic. turdu)
tortora turtur-a (< sic. tùrtura)
tuffetto tumbarel-i (< sic. tummareḍḍu)
upupa   pup-a (< it. upupa)
usignolo rrëzinj/uall-olli  (< sic. rrusignolu) ~  usinj/uall-olli (< it. usignolo)
verdone virdun-i (< sic. virduni)

 

La componente romanza, e particolarmente quella siciliana, copre dunque soprattutto nomi di animali meno comunemente noti o (particolarmente quella italiana) di quelli ‘esotici’ quali, per esempio

leone liun-i
pappagallo papaghal-i
orso urs-i
scimmia shimj/e-a

i quali sono prestiti non recentissimi, considerato che essi occorrono solitamente adattati al sistema flessivo dell’albanese. I nomi degli altri animali ‘esotici’ occorrono, invece, regolarmente con l’articolo determinativo preposto31. Così, per esempio

bisonte (u) bisonti
elefante (l’) elefanti
giraffa (a) xhirafa
tigre (a) tighri
ecc.

3. In conclusione, la distribuzione categorica applicata ai nomi degli animali nella parlata arbëreshe presa in esame conferma la sostanziale maggiore resistenza della componente albanese nella designazione di concetti maggiormente condivisi dall’intera comunità. Questi tipi lessicali hanno ancora una buona circolazione anche tra i parlanti giovanissimi, mentre man mano che i concetti si specializzano le rispettive denominazioni registrano variazioni – in ordine all’età e all’esperienza del parlante –, e soprattutto innovazioni che coinvolgono anche i parlanti più anziani.

Un’ulteriore prova di questo condizionamento settoriale nei processi del mutamento lessicale lo si ha qualora si consideri, oltre alla disposizione “orizzontale” delle denominazioni – ossia quella che mette a confronto nomi di diversi animali –, anche la distribuzione “verticale” della struttura concettuale pertinente all’area semantica presa in esame. Tale è, per esempio, rispetto alla denominazione dell’animale, quella dei rispettivi cuccioli, delle specifiche età e condizioni (ri)produttive, della tipologia dei manti-velli, ecc. Si potrà osservare, in questo modo, come in queste classi concettuali i sicilianismi occupino via via sempre più estesamente le entrate lessicali.

 

3.1 Relativamente alla classe dei cuccioli, sono ancora conosciute  – ma usate soprattutto da parlanti adulti o anziani – le forme albanesi designanti concetti piuttosto comuni quali:

agnello kaqic-i32
leprotto ljeparush-i33
maialino derriçel-i34
puledro di cavallo mëz/ë-i
puledro di asino polistr-i35
pulcino zog-u
vitello viç-i

 

In questa classe, tuttavia, anche i contadini anziani adottano sicilianismi per concetti piuttosto comuni quali sono

cagnolino ghuc-i (< sic. guzzu)36
capretto çaravel-i (< sic. ciarveḍḍu)
gattino ghatuf/e-ja (< sic. (g)attuf(f)u)
piccolo topo surçil-i (sic. < surciḍḍu)
puledro di mulo mullaçun-i (< sic. mulacciuni)

e, significativamente, per quelli di animali meno comuni, o per distinzioni più specifiche e specialistiche (quelle dei cacciatori) relative alla loro età, quali

coniglietto gharmushel-i (< sic. garmuç-eḍḍu)37
giovane coniglio me(n)c(u)kunill-i (< sic. menzucunigghiu)38

saitun-i (< sic. saittuni)

cucciolo del furetto farfar-i 39
furetto appena nato farfariq-i40
giovane lepre menculepur (< sic. menzulebbru)
piccolo della coturnice pirnikan-i / pirrikanel-i (< sic. pirnicanu)
volpacchiotto vurpijun-i  (< sic. vurpigghiuni)

 

3.2  La distinzione tra concetto «comune» vs «specialistico» nell’analisi lessicale qui affrontata mostra ancora più esemplarmente la sua valenza euristica nell’esame del sottosistema relativo al manto-vello degli animali da soma e da allevamento. Si consideri infatti che “genericamente”, tra parlanti che non hanno un’esperienza specialistica in questo settore, si fa ricorso a aggettivi designanti colori comunemente esperiti quali ‘nero’, ‘bianco’, ‘rosso’, e conseguentemente a sintagmi quali ‘cavallo nero’, ‘cavallo bianco, ‘cavallo rosso’, ‘pecora nera’, ecc. Ben conosciuti e usati da tutti i parlanti della comunità indagata sono, dunque, sintagmi albanesi quali kal i zi ‘cavallo nero’, kal i bardhë ‘cavallo bianco, kal i kuq ‘cavallo rosso’, dele e zezë ‘pecora nera’, dhi e kuqe ‘capra rossa’, ecc. Ma se si considera la denominazione specialistica relativa anche soltanto ai tipi cromatici e/o strutturali principali41 che configurano questi microsistemi concettuali si osserva come essa sia interamente romanza e particolarmente siciliana:

  • i principali manti dei cavalli
baio baj (< it / sic. baio / bbàiu)
leardo mirrin (< sic. mirrinu)42
morello marel (< sic mareḍḍu)
sauro saur (< it / sic. sauro / sàuru)

 

  • il vello degli ovini
interamente bianco pallumb (< sic. palummu)
bianco e nero ghaj (< sic. gàgghiu)
bianco con nero nella zona perioculare oqallin [< sic / it. prop. ‘occhialino’]
bianco con la faccia rossiccia pallin (< sic. palinu)
bianco con lentiggini nella faccia pincirit (< sic. pinziritu)43

 

  • il vello dei caprini
bianco e nero ghaj (< sic. gàgghiu)
bianco e rosso mëllat44
bianco con la testa nera monk45
grigio kanuzë (< sic. canusa)

 

3.3 Al di fuori del sottosistema relativo ai concetti del primo livello  (quello del nome degli animali), e in parte del secondo livello (quello del nome dei cuccioli), l’ulteriore e più specifico ampliamento del sistema lessicale relativo al campo semantico preso in considerazione è affidato a prestiti romanzi (e soprattutto siciliani), tanto più quanto esso è configurato da un’esperienza specialistica qual è, in questo caso, quella pastorale. Si considerino, ancora, i seguenti sottosistemi:

  •  età (e riproduzione) degli ovini
appena nato kaqicel (prop. ‘agnellino’)
gemello bucun / buxun (< sic. (v)uzzuni)
nato a gennaio jinarot (< sic. innarotu)
nato a febbraio flevarot (< sic. frivarotu)
a marzo marcilluar (< sic. *marziloru)46
nato a maggio llaçun (< sic. lacciuni)47
fino ai sei mesi kaqic (prop. ‘agnello’)
dai sei mesi a un anno kaqicac ~ anjelac (< sic. agniḍḍazzu)
dai sei mesi a un anno d’età krashtanjel (< sic. crastagneḍḍu)48
giovane femmina prossima a essere coperta per la prima volta rrinishkote (< sic. rrinisca)49
giovane maschio prossimo a iniziare la sua attività riproduttiva novilar (< sic. noviḍḍaru e nuviḍḍaru)
femmina di oltre due anni dele (e bur) [prop. ‘pecora (matura)]’
maschio di oltre due anni dash (i bur) [prop. ‘montone (maturo)’]
di oltre 5-6 anni furçilat50
femmina vecchia si circa 10 anni pekurace (< sic. picurazza)

 

  •  età (e riproduzione) dei caprini
appena nato çaraveliq (prop. ‘caprettino’)
gemello bucun / buxun (< sic. (v)uzzuni)
nato a gennaio jinarot (< sic. innarotu)
nato a febbraio flevarot (< sic. frivarotu)
a marzo marcilluar51
fino ai sei mesi çaravel-e (< sic. ciaraveddu/a)
dai sei mesi a un anno çaravelac-e (< sic. ciaraviḍḍazzu/a)
giovane femmina prossima a essere coperta per la prima volta dhastre (< sic. dastra)
giovane maschio prossimo a iniziare la sua attività riproduttiva novilar-i (< sic. noviḍḍaru e nuviḍḍaru)
femmina di oltre due anni dhi (e bur) [prop. ‘capra (matura)’]
maschio di oltre due anni cujap o bek (i bur) [prop. ‘caprone (maturo)’]
di oltre 5-6 anni furçilat52
femmina vecchia si circa 10 anni krapace  (< sic. crapazza)

 

  •  età (e riproduzione) dei bovini
appena nato viçarel-e [prop. ‘vitellino’]
fino ai sei mesi viç-e [prop. ‘vitello’]
dai sei mesi a un anno vitilac (< sic. vitiḍḍazzu)
giovane femmina prossima a essere coperta per la prima volta mushqerrë
femmina di oltre due anni lop (e bur) [prop. ‘vacca (matura)’]
maschio di oltre due anni ter (i bur) [propr. ‘toro (maturo)’]

 

  • riproduzione e lattazione
che ha figliato e allatta il proprio cucciolo  (e) pjellë53
il cui latte, dopo lo svezzamento del cucciolo, viene destinato tutto alla caseificazione llatare (< sic. lattara)
non ingravidata per una stagione, non produce provvisoriamente latte stripe (< sic. strippa)  ~  alb. shtelp/sherp
coperta per la prima volta e non ingravidata, non produce provvisoriamente latte stripote (< sic. strippotta)54
sterile llunare (<  sic. lunara)
castrato i dredhur ~ i shëruam ~ zguj / i zgujarm55
che produce molto latte lataruse 56
che allatta un cucciolo non suo kumpanjize 57
vacca che, avendo partorito da poco, produce latte abbondante frishkere (sic. < frischera)
vacca che, non coperta nella stagione, ha un vitello ormai adulto (della stagione precedente) e continua a dare latte (j)inuze (< sic. innusa)

 

  • caratteristiche fisiche
di ovino che ha molta lana llanut  (< sic. lanutu)
di ovino che ha poca lana zdillanut58
di bestia, spec. ovino o caprino, di grande mole kamput  (< sic. camputu)
di capra o caprone senza corna kroc (< sic. crozza)

 

  • carattere
docile, mansueto (anche di persona) but (i, e)
indocile, selvatico (anche di persona) egër (i, e) / sarvaç (< sic. sarvàggiu)
di pecora che tende a proteggere il gregge e a raggiungere l’erba di pascoli non concessi fruntarele 59
di equino che tende a (rompere la corda per) scappare fu(j)itic -e (< sic. fuitizzu)60
di equino indocile, irrequieto, ritroso al giogo vicer -e (< sic. vizzeri)
ammansito mansirm –e (i,e) (< it / sic. ammansito)

 

Come si può osservare, anche in queste categorie, i tipi lessicali albanesi occorrono quasi esclusivamente quando siano implicati concetti più comunemente condivisi come sono, kaqicel ‘agnellino’ e kaqicac ‘agnellone’ (rispettivamente, diminutivo e accrescitivo di kaqic ‘agnello’), così come viçarel ‘vitellino’ (dim. di viç ‘vitello’); dele ‘pecore’, dash ‘montone’, dhi ‘capra’, cujap ‘caprone’, lop ‘vacca’, ter ‘toro’ con il restrittivo agg. alb.  i/e bur prop. e generic.(anche di frutto) ‘maturo/a’, così come gli agg. i but e i egër generic. (anche di persona), rispettivamente, ‘indocile’ e indocile’.  Anche i concetti più specialistici di ‘animale che ha figliato e allatta il proprio cucciolo’ (e pjellë) e di ‘castrato col metodo della torsione endrocrinale’ (i dredhur) sono designati da agg. albanesi derivati da verbi d’uso comune quali, rispettivamente piellë ‘partorire61, figliare’ e dredh ‘torcere’.

Meno condivisi, e più tipicamente agro-pastorali, sono gli alb.  sherp / shelp ‘sterile’ (rif. a animale) e shëronj ‘castrare’. Decisamente specialistico è, infine, il concetto designato dall’alb. mushqerrë ‘giovenca, vacca giovane prossima a essere coperta per la prima volta’.

 

3.4 Questa condizione distributiva è ancora più chiara e significativa se si considerano i nomi relativi alle parti esteriori del corpo dell’animale. Sono, infatti, designati da tipi albanesi quasi tutte le parti condivise dal corpo umano62:

bocca goj-a
braccio / ala krah-u
capezzolo thith-i (spec. di donna) ~ kapiq-i (spec. di animale) (< sic. capìcchiu)
coscia kofsh-a
dente dhëmb-i
faccia fixh-a
fianco ij-a
fronte ball-ë
gamba këmb
ginocchio glu-ri
gola grik-a
labbra buz/ë-a
lingua gluh-a
mammella sis-a
mento / barba (anche della capra) mjekrr/ë-a
molare dhëmball-a
naso hund-a
natica bith-a
nuca qaf-a ~ koc-i (< sic. cozzu)
occhio si-u
orecchio vesh-i
pelle likur-a
pelo qim/e-ja
pupilla lule siu
sedere fund-i
tempia vetull-a
testa krie-t
testicolo loshk-a
ventre bark-u

oltre a quelle specifiche degli animali:

coda / osso sacro (umano) bisht-i
corno bri-u
lana (del vello) lesh-t
zoccolo thundr/e-ja

 

I sicilianismi designano soprattutto concetti decisamente specialistici quali

ciuffi di lana inzaccherato nelle parti posteriori degli ovini o dei caprini xuball-i (< sic. żżubbagghji / żżubbagli)
incisivi degli ovini cap-a (< sic. zzappa)
pelle ventrale degli ovini e dei caprini non ricoperta di lana vintrisk-a (< sic. vintisca)
tèttola della capra minel-i (< sic.  minneḍḍa)
vagina (degli animali) natur-a

 

È eccezionale, dunque, nella prospettiva di analisi qui adottata,  non tanto la presenza di sicilianismi per designare concetti non propriamente specialistici quali

collo / nuca (animale e umano) koc-i (< sic. cozzu)
criniera del cavallo ghrinj-a  (< sic. crigna)
petto (animale e umano) peturin-i  (< sic. petturina)63

quanto la permanenza di tipi albanesi64 per concetti decisamente meno comuni quali

bioccolo di lana tosata xambol-i
crine della coda degli equini o dei bovini kom-a
parte posteriore dei fianchi e natiche degli equini vithe  (partic. come avv. ‘(mettersi) nella parte posteriore e non sellata, dietro al cavaliere)

 

4. Benché consapevoli che una distribuzione binaria e polarizzata delle etichette «comune» vs. «specialistico», attribuita a ciascuno dei concetti qui contemplati, non possa essere operata sempre con rigore oggettivo65, proviamo – a conclusione di questa rassegna lessicale – a trarre almeno un’indicazione dal dato quantitativo che ne emerge (v. tabb. 3- 6).

Tipi lessicali freq. %
albanesi 76 65,52
romanzi 40 34,48
Tot. 116 100,00

Tab. 3. Concetti comuni: dati complessivi

 

Tipi lessicali freq. %
albanesi 27 21,09
romanzi 101 78,91
Tot. 128 100,00

Tab. 4. Concetti specialistici: dati complessivi

 

Tipi lessicali freq. %
albanesi 34 53,13
romanzi 30 46,88
Tot. 64 100,00

Tab. 5. Concetti comuni: nomi di animali

 

Tipi lessicali freq. %
albanesi 15 22,73
romanzi 51 77,27
Tot. 66 100,00

Tab. 6. Concetti specialistici: nomi di animali

 

Le tabb. 3-6 mostrerebbero come anche nell’area semantica qui presa in considerazione – così come in quelle considerate in Matranga 2018 – i tipi lessicali albanesi coprono maggiormente quei concetti che in un ipotetico campione rappresentativo della comunità linguistica sarebbero conosciuti da una percentuale molto più alta rispetto a quei concetti conosciuti soltanto da chi ha esperienza, in questo caso, della cultura agro-pastorale e di quella venatoria. In altre parole, il lessico originario si conserva meglio nel contesto “urbano” e maggiormente condiviso rispetto a quello “rurale” e più isolato.

Bibliografia

  • Antico Anonimo = Antico Anonimo (sec. XVII): Vocabolario siciliano italiano. Ms. adespoto inedito del sec. XVII della Biblioteca Comunale di Palermo (2 Qq F 23), di cc. 320 in folio. Mutilo a principio.
  • Cannarella = Cannarella, Pietro (1900-1930): Dizionario siculo di scienze naturali. Ms. inedito della Biblioteca Braidense di Milano. Ne furono pubblicate 3 dispense per complessive pp. 32 , Girgenti (1927), Milano (1928).
  • Del Bono = Del Bono, Michele (1751-54): Dizionario siciliano italiano latino, voll. 3, Palermo.
  • Drago = Drago, Antonino (1721): Il dialetto di Sicilia passato al vaglio della Crusca, Palermo.
  • Giacomarra 2006 = Giacomarra, Mario (2006): I pastori delle Madonie. Ambiente tecniche società, Palermo, Fondazione Ignazio Buttitta.
  • Malatesta = Malatesta, Onofrio: La Crusca della Trinacria. Vocabolario siciliano… Ms. inedito del se. XVII e XVIII della Biblioteca Comunale di Palermo (3 Qq E 50-60)..
  • Matranga 2015 = Matranga, Vito (2015): Considerazioni su alcune dinamiche sociolinguistiche in contesto siculoalbanese, in: B. Demiraj, M. Mandalà, Sh. Sinani (a cura di), Scritti in onore del Prof. Francesco Altimari in occasione del 60° compleanno, Tiranë, Albapaper, 397-408.
  • Matranga 2018 = Matranga, Vito (2018): Il mutamento lessicale in contesto siculo-albanese. Un approccio settoriale, in: F. Altimari, G. Gurga, Sh, Sinani (a cura di), Matteo Mandalà dhe albanologjia sot (në 60-vjetorin e lindjes), Tiranë, Fast Print, 303-317.
  • Mortillaro = Mortillaro, Vincenzo (31876): Nuovo dizionario siciliano italiano, 3a ed., Palermo.
  • Pitrè 1889 = Pitrè, Giuseppe (1889): Usi e costumi, credenze e pregiudizi del popolo siciliano, 4 voll., Palermo.
  • Rizzo 2011 = Rizzo, Giuliano (2011): Lumaca / Chiocciola: Voci di saggio del Vocabolario-atlante della cultura alimentare, in: M. Catiglione (a cura di), Tradizione, identità, tipicità nella cultura alimentare siciliana, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani – Dipartimento di Scienze filologiche e linguistiche, 375-440.
  • Ruffino 2000 = Ruffino, Giovanni (2000): La cultura dialettale nella Sicilia dei nostri giorni, in: Id., Parole e cosemilocchesi. Piccolo omaggio a una casa museo, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani - Dipartimento di Scienze Filologiche e Linguistiche, Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Palermo, 11-24.
  • Ruffino 2009 = Ruffino, Giovanni (2009): Vocabolario-atlante delle pratiche venatorie. 2. Alloggiamento del furetto durante la caccia, in: Id. et alii, Vocabolario-atlante della cultura dialettale. Articoli di saggio, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani - Dipartimento di Scienze filologiche e linguistiche, 157-168.
  • Sottile 2002 = Sottile, Roberto (2002): Lessico dei pastori delle Madonie, Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani.
  • Traina = Traina, Antonino (1868): Nuovo dizionario siciliano italiano, Palermo.
  • VS = VS (1977-2002): Vocabolario siciliano, 5 voll., Catania-Palermo, Centro di studi filologici e linguistici siciliani .
  • VSI = VSI, sec. XVIII: Vocabolario siciliano ed italiano. Ms inedito del sec. XVIII della Biblioteca Comunale di Palermo (2 Qq C 54).
Per un quadro generale della vitalità del lessico nella cultura dialettale siciliana, cfr.  Ruffino 2000, il quale – negli ambiti della cultura materiale – attribuiva alla pastorizia una «Buona vitalità/Permanenza della terminologia».
Le informazioni lessicali contemplate in questo studio sono state reperite attraverso indagini sul campo, da me effettuate tra il 1989 e 1991, che hanno coinvolto 5 pastori, 4 contadini, 6 cacciatori e 5 casalinghe (mogli di pastori e contadini) di età compresa tra i 55 e i 90 anni. 
I concetti di seguito considerati sono tuttavia in numero maggiore rispetto ai tipi lessicali qui computati, giacché alcuni di essi sono usati, con restrittori aggettivali o nominali, per designare più concetti: per es.  derr ‘maiale’, derr porkuspin ‘istrice’, derra-dhindjë ‘porcellino d’India’, ecc. ; pulë ‘gallina’, pul-uji ‘gallinella d’acqua’; kuk ‘civetta’, kuku me vesht ‘gufo comune’, ecc. Non sono state computate, altresì, le forme diminutive (quali, per esempio, ljeparush ‘leprotto’ dim. di ljepur ‘lepre’, ecc.; derriçel ‘maialino’ dim. di derr ‘maiale’) e accrescitive (quali, per esempio, kaqicac ‘agnellone’ accr. di kaqic ‘agnello’, ecc.).
Per la trascrizione delle forme arbëreshe si userà l’alfabeto albanese che presenta, per la maggior parte dei fonemi, puntuali corrispondenze con i grafemi dell’alfabeto italiano. Per i grafemi e i digrammi corrispondenti a pronunce diverse o non presenti nel sistema italiano, si considerino le seguenti relazioni: c [ʦ], ç [ʧ], dh [ð], ë [ə], g [g], gh [ɣ], gj [ɟ], h [x], j [j, ʝ], hj [ç], k [k], ll [ɣ], nj [ɲ], q [c], s [s], sh [ʃ], th [θ], x [ʣ], xh [ʤ], z [z]. La vocale finale, separata da un trattino, rappresentata l’articolo determinativo (nominativo singolare): -i e -u sono articoli si nomi maschili;-(j)a è sono articoli di nomi femminili; non occorrono, tra i tipi lessicali qui contemplati, nomi neutri (-t). Gli articoli (i/e) precedono aggettivi rispettivamente maschili (i) e femminili (e);  non occorrono, tra i tipi lessicali qui contemplati, aggettivi neutri (të).
Più spesso, anche tra gli anziani, questa locuzione è reinterpretata paretimologicamente con derra-derra data l’assonanza con l’alb. derra ‘maiali’, ben conosciuto e usato.
Il VS non registra per cavaḍḍina (s. f.) il significato assunto nella varietà arbëreshe qui considerata, ma  – sulla scorta di Antico Anonimo  e di Malatesta(sec. XVII e XVIII) quello di ‘mandria di cavalli’. Il sic. cavaḍḍina ha, invece, più frequentemente un uso aggettivale. Tra questi musca c. ‘tafano’, da cui l’arb. mizë kavalinie, dove, tuttavia, il restrittore è nominale (prop. ‘mosca di equini’) e non aggettivale.
Tali potrebbero essere occorrenze del tipo: brumbulli isht un insetto çë fluturon ‘il calabrone è un insetto che vola’; i rettili ndrrojën likurën ‘i rettili cambiano la pelle; ecc. Si veda, tuttavia, la nota 11.
Oggi ricorre solitamente il singolare del tipo qe-u, formato sul plurale (qe < sing. ka), probabilmente in ragione dell’uso di accoppiare questi animali al giogo. L’originaria forma del singolare (ka) si mantiene, tuttavia, cristallizzata nel nome polirematico dell’‘orzaiolo’ siu-kau (prop. ‘occhio di bue’).
I concetti relativi a animali quali, per esempio, ‘aquila’, ‘vipera’, ‘lupo’, ‘volpe’, ecc., sono generalmente noti anche a chi non ne abbia mai visto un esemplare.
Il tipo albanese derr, che designa comunemente il ‘maiale’,  è usato – anche senza il restrittore agg. i egër ~ sarvaç ‘selvatico’ – con il significato di ‘cinghiale’ soprattutto dai cacciatori. Più comunemente occorre il tipo romanzo (u) çingjali, con l’articolo preposto e dunque senza adattamento al sistema flessivo nominale dell’albanese. Così anche il romanzo (u) lupu, che sostituisce l’albanese ulk-u, ancora conosciuto dai più anziani, ma poco usato. Si tratta, in questi casi, di fenomeni la cui valutazione (prestiti di recente acquisizione che denotano la fusione dei microsistemi della determinazione nominale? Fenomeni di code-mixting?) si presenta piuttosto complessa. Per un primo approccio alla questione, cfr. Matranga 2015.
Tra i cacciatori la ‘lepre’ viene scherzosamente chiamata skarpar-i (< sic. scarparu), prop. ‘calzolaio’.
V. nota 11.
Tra i cacciatori la ‘volpe’ viene scherzosamente chiamata xhuan-a (< sic. Giuanna), prop. ‘Giovanna’.
Il VS s.v. ggiacaluni registra surci gg. con il significato di ‘ghiro’ per Roccapalumba (PA) e per Isnello (PA), oltre che sulla scorta di Pitrè 1889.  Il nome di questo roditore occorre, benché sempre meno frequentemente e sempre più oscuramente, nell’espressione flë si mi xhahallun ‘dormire come un ghiro’.
Il tipo lessicale xarrakan, la cui origine rimane oscura, è conosciuto ormai soltanto da pochi anziani. 
Probabilmente, il nome di questo insetto è motivato dai colori (rosso e bianco) della sua livrea, che ricorda quelli del costume tradizionale della sposa.
Oggi il consumo di anguille  – pescate un tempo soprattutto nelle acque che confluiscono nel vicino lago di Piana degli Albanesi  – è quasi del tutto in disuso. V. nota 24.
Il tipo albanese è, in verità, dallandishe. Nelle varianti kallandriq/e-ja e, soprattutto, kallandrish/e-ja sembra avere influito il romanzo (sic. kallandrun) ‘calandra’.
Questo tipo lessicale, non riscontrato in altre varietà albanesi,  sembra formato sull’alb. krie ‘testa’ + suffisso -(r)in con probabile valore dim. in verità non riscontrabile in altre formazioni nominali della parlata qui considerata. Il tipo arb. krierin sembrerebbe, comunque, un calco dal sic. tistuliḍḍa (prop. ‘testina, testolina’) gheppio’.
Forma metatetica del più comune alb. lakuriq.
In queste categorie i prestiti siciliani si limitano, come si è visto, al nome del ‘tacchino’ (nie < sic. nia; ghalinaç < sic. gallinàcciu) e a quello del ‘caprone’ (bek < beccu) che compete con l’alb. cujap.
L’esperienza del ‘pidocchio pollino’ era piuttosto comune fino agli anni ’60, allorquando in molte famiglie si allevavano , anche in prossimità delle abitazioni, le galline.
Si consideri che la cultura alimentare tradizionale della comunità è legata all’esperienza montana. Ancora fino agli anni ’70 del secolo scorso, il consumo di pesce era limitato a poche varietà vendute in paese dagli ambulanti, tutti forestieri (e pertanto significativamente chiamati litinj  prop. ‘Latini’). L’unico pesce pescato (nelle foci che confluiscono nel vicino lago) era, come si è detto (v. nota 18), l’anguilla, che conserva il nome alb. ngjal-a.
La carpa, poco apprezzata nella cucina locale, è il pesce più comune nelle acque del lago di Piana degli Albanesi.
I gasteropodi sono ancora molto apprezzati nella cucina locale.
Questo tipo lessicale non è registrato dal VS né sembra essere stato rilevato nelle indagini siciliane dell’Atlante Linguistico della Sicilia (cfr. Rizzo 2011). Tuttavia, non è improbabile che l’arb. qaparrin possa originare da una formazione nominale ormai scomparsa nelle varietà siciliano, sulla base di un sic.*acchia(ppa)parrinu costituito da acchappari  ‘acchiappare, ghermire, colpire’ + parrinu ‘prete’, allo stesso modo del sic. strangugghja-parrinu (prop. ‘strozzaprete’) che ha dato origine all’arb. stranguj ‘gnocchi’.
L’arb. nìur non si spiega con il sic. nìgghiu ‘nibbio’. Potrebbe trattarsi di una formazione paretimologica sul sic. nìuru ‘nero’ (partic. per il ‘nibbio bruno’).
Il tipo bedirrus sembra forma paretimologica sul sic. beḍḍu ‘bello’.
Il tipo arb. è certamente formato dal sic. pìula, con un suff. accr. -ac (< sic. -azz/u-a). Il VS registra, tuttavia, soltanto il f. pìula come «den. di alcuni uccelli titonidi, strigidi e corvidi, dei quali  […] barbagianni […] civetta […] cornacchia» dunque non falconiformi qual è la ‘poiana’.
V. nota 11.
Kaqic è forma metatetica di kaciq, che nelle altre varietà albanesi designa, però, il ‘capretto’.
Dim. di ljepur ‘lepre’ con il suffisso alb. -ush, ormai del tutto improduttivo, giacché si ritrova cristallizzato in pochissime forme nominali.
Derriçel è dim. – con suffisso -çel < sic.-(c)eḍḍ(a) – di derr ‘maiale. Il tipo kancirr (< sic. canzirru) è conosciuto, oramai soltanto da parlanti anziani, con il solo significato scherzoso di ‘moccioso’).
Questo tipo lessicale è ormai quasi del tutto caduto in disuso.
Il comunissimo nome del ‘cucciolo di cane’ (ghuc-i) è sicuramente un sicilianismo, benché per l’agg. guzzu il VS registri (soltanto sulla scorta dei vocabolari secenteschi e settecenteschi Antico Anonimo, Malatesta e Del Bono) i significati di cani g. ‘botolo, cane piccolo ma di indole litigiosa e rabbiosa, che ringhia contro tutti’, e (sulla scorta degli ottocenteschi Mortillaro e Traina) il fig. ‘piccolo di statura, corto, basso’
Più comunemente, gharmushel occorre con il significato, anch’esso siciliano, di ‘marmocchio’.
Questo nome è formato dal sic. menzu ‘mezzo’ e l’alb. kunill, sul tipo sic. menzucunìgghiu.
Il VS non registra per fàrfaru l’accezione che qui ci interessa. Cfr., tuttavia, Ruffino 2009: 159), il quale contempla, tra i diversi nomi del ‘furetto giovane’ anche fàrfaru.
Dim. di fàrfaru. V. nota precedente.
La tassonomia scientifica dei mantelli degli animali – e particolarmente di quella degli equini – è assai più complessa di quella qui considerata, che farà riferimento soltanto ai nomi riscontrati durante l’inchiesta sul campo e dunque, alla tassonomia adottata dai parlanti intervistati. 
Il sicilianismo mirrin designa alcuni mantelli composti binari riferibili a varie sfumature del ‘grigio’ (dal chiaro allo storno, dal pomellato al moscato). Ai nomi di questi manti principali si aggiunga il sicilianismo shkav  (< sic. scavu) con il quale gli anziani contadini designavano – oltre a una persona di carnagione scura – un cavallo dal muso nero.  A Geraci Siculo (PA), Sottile 2002 registra l’agg f. scava ‘di capra dal manto nero’.   
Pinzirita designa, nel lessico specialistico italiano, una razza ovina autoctona siciliana.  Il VS registra pinziritu (soltanto per Mistretta-ME e Bivona-AG) agg. ‘di ovini con macchie nere sulla faccia’. Tra i pastori di Piana degli Albanesi ricorre pincirite e kuqe (con lentiggini rosse) o pincirite e zezë (con lentiggini nere).
Molto probabilmente da un sic. *milatu ‘color del miele’ (non registrato dal VS), giacché per la denominazione del ‘miele’ è comunemente usato l’alb. mjajt.
Prop. ‘monaca’.
L’arb. marcilluar sembra formato sul sic. *marziloru non attestato, però, dal VS che registra le forme marzolu, marzulinu, marzuḍḍu per animali, formaggi, frutta, nati, prodotti o che maturano nel mese di marzo.
Il VS s.v. lacciuni2 riporta soltanto quanto registrato nel dizionario inedito di Cannarella, ossia ‘agnello che non ha ancora compiuto sei mesi’. Per i pastori di Piana degli Albanesi llaçun designa un agnello partorito tardivamente a maggio e che, dunque, in estate non ha ancora lana sufficiente per essere tosato. Gli agnelli nati a maggio, tuttavia, raramente rimangono in vita fino al periodo della tosatura, poiché sono solitamente destinati alla macellazione in ragione della difficoltà di trovare erba tenera al momento dell’eventuale svezzamento che avverrebbe tra giugno e luglio. 
Questi agnelloni sono generalmente destinati alla macellazione.
La prima fecondazione può avvenire già dal compimento del sesto mese di vita. Nel caso dell’allevamento brado o semibrado è tuttavia correlata alla disponibilità di erba fresca. Il VS registra rrinisca ma non *rriniscotta. La forma arb. rrinishkote presenta, dunque, lo stesso suffisso -ot(e) [< -ott(o/a)] diminutivo-vezzeggiativo che ricorre anche con i nomi albanesi vajz(ote) ‘ragazz(otta)’, djal(ot) ‘ragazz(otto)’, kopil(ot/e) ‘giovin(ett-o/a)’. Cfr. anche stripote (< sic. strippotta) dim. di stripe ‘di animale lattifero che, non ingravidato per una stagione, non produce provvisoriamente latte’.
L’agg. furçilat(e) designa ovicaprini i cui picozzi presentano la cosiddetta ‘coda di rondine’, cioè un’incrinatura a forma di V, che è segno di vecchiaia e che compare in genere dopo i 5-6 anni d’età. Questo aggettivo – benché non registrato dal VS con l’accezione che ci interessa – è, dunque, certamente un derivato da sic. furceḍḍa ‘forcella’.
V. nota 46.
V. nota 50.
Agg. deverbale da alb. pièll ‘figliare’.
V. nota 49.
Deverbale da alb. dredhi ‘torcere’. L’aggettivo designa, infatti, animali – spec. giovani montoni –  castrati con il metodo della torsione endocrinale. Più generico è il significato dell’alb. shëronj ‘castrare’ (e dell’agg. i shëruam ‘castrato’) conosciuto e usato soltanto dai più anziani e generalmente sostituito dal sicilianismo zgujar (< sic. scugghiari) ‘castrare’ (con agg. zguj / i zgujarm ‘castrato’).
Questo aggettivo –  denominale da sic. latt-i con suff. -us(u/a)i ‘-oso’ –  non è registrato dal VSIl mancato adattamento della laterale alveolare iniziale (l  [l]) alla fricativa velare (ll [ɣ], cfr., per es., llatare < sic. lattara; llunare < sic. lunara, ecc.) indica una formazione recente di questo aggettivo.
Questo tipo lessicale non è registrato dal VS. Tuttavia, Giacomarra 2006 fa riferimento a cumpagnissu o cumpagnissa, a seconda del sesso del «vitello che prende latte da due madri» nella tecnica di lattazione del “falso vitello”.
L’arb. zdillanut è chiaramente formato su llanut (< sic. lanutu ‘che ha molta lana’), benché il VS non registri la forma  *sdilanutu.
Questo aggettivo non è registrato dal VS. L’arb. fruntarele sembra, tuttavia, formato sul sic. frunti ‘fronte’, con la stessa motivazione dell’it. sfrontato.
Il VS registra s.v. fuiutizzu, con diverse varianti, sulla scorta di vocabolari settecenteschi e ottocenteschi (Drago, Del Bono, Traina, Malatesta, VSI), con il solo significato di ‘fuggiasco, latitante’.
Riguardo alla donna il concetto di ‘partorire’ è comunemente espresso con l’eufemismo ble, prop. ‘comprare’, usato come assoluto, così come nel corrispettivo sic. accattari ‘compare’.
Per completezza, si riportano qui anche i nomi di altre parti del corpo umano non condivise dagli animali e pertanto non computate nelle valutazioni quantitative (v. tabb.). Sono tipi albanesi: krip-t ‘capelli’, dor-a ‘mano’, glisht-i ‘dito’, th/ua-oi ‘unghia’, burrul-i ‘gomito’, faq/e-ja ‘guancia’, ciner-i ‘ciglio’; sono sicilianismi: shpalun-i ‘spalla’, gharres-i / karin-a ‘schiena’ 
L’arb. peturin-i  (maschile, prob. per influenza dell’it. petto) ha assunto il significato generico di ‘petto’ (umano e animale) dal sic. pitturina / petturina ‘scherz. seno prosperoso’ e, primariamente, ‘pettino, pettorina’.
È sicuramente albanese il tipo vithe. Rimangono, in verità, oscuri i tipi kom e xambol che non sembrano, tuttavia,  riconducibili a varietà siciliane.
Si è ben consapevoli, infatti, che una tale distribuzione risulta più agevole nei casi estremi quali, per es. ‘gallina’ (concetto comune) vs. ‘maschio del germano reale’ (concetto specialistico); ‘vacca’ vs. ‘vacca che allatta un cucciolo non suo’; ‘pulcino’ vs. ‘pulcino di coturnice’; ecc.
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