Trapalhoni in italiano-portunhol. Riflessioni sul Translanguaging in contesto transmigratorio

Sviluppare concetti teorici che permettano di comprendere in maniera adeguata il plurilinguismo è una sfida continua che coinvolge numerose discipline. Il plurilinguismo individuale, una realtà di fatto che nel mondo globalizzato è ormai sotto gli occhi, o meglio nelle orecchie di tutti, viene ancora ritenuto in molti approcci un fenomeno di natura modulare, per cui determinate competenze andrebbero ad ampliare, in qualità di aggiunta, una condizione di base del parlante e del suo repertorio che si tende a riconoscere però sempre nel monolinguismo. Gli stessi termini di bilinguismo o multilinguismo fanno intendere effettivamente che il plurilinguismo viene concepito per lo più come la formula di un'addizione L1 + L2 ... + Lx. Contraria ad una tale schematizzazione e attualmente tra le più rivoluzionarie nell'approcciarsi al plurilinguismo1 è la corrente d'oltreoceano che opera con le categorie del Translanguaging (Otheguy u.a. 2019),2 una corrente di pensiero in grado di mettere in discussione molti dei termini e delle nozioni ancora in uso. Come si desidera mostrare nel presente contributo, la teoria del Translanguaging offre spunti concettuali che si possono ulteriormente concretizzare ed operazionalizzare con gli strumenti della teoria sugli Spazi comunicativi sviluppata in contesto dialettologico e di linguistica migratoria a partire dai primi anni del Duemila da Thomas Krefeld.3

1. Translanguaging - alcuni concetti chiave

La teoria del Translanguaging pretende che si operi una chiara distinzione tra la costruzione sociale delle cosiddette lingue nominate (named languages) da un lato e la realtà psicolinguistica del parlante dall'altro lato (Otheguy u.a. 2019, 627), da cui scaturiscono pratiche dinamiche e fluide (Li 2018, 9) non sezionabili in singole lingue. Citando studi4 che dimostrano come negli individui bilingui il lessico si articoli in un unico network olistico e ad attivarsi siano sempre 'entrambe le lingue' anche quando ne viene usata 'una sola' (Otheguy u.a. 2019, 635-6), i suoi sostenitori sottolineano come la unitary view del Translanguaging trovi del resto conferma anche nella psicologia cognitiva. Si tratta di una premessa diametralmente opposta alla cosiddetta dual correspondence theory secondo la quale invece i parlanti bilingui (o plurilingui) possiedono due (o più) sistemi linguistici tanto separati nel proprio repertorio quanto lo sono le rispettive lingue nominate nella realtà sociale:5

In the ontology that we have advanced under the rubric of translanguaging, the term bilingualism and multilingualism remain as references to existing, and highly relevant, external sociocultural boundaries. But they are boundaries that, in the translanguaging conception, are not internally represented as anything other as sociopolitical constructs [...](Otheguy u.a. 2019, 628).

Un altro concetto chiave del Translanguaging ha a che vedere con l'interazione sociale, considerata un'attività per sua natura multimodale e multisensoriale (Li 2018, 9). Il prefisso Trans- possiede nella fattispecie tre accezioni principali:

The fluid practices that go beyond, i.e., transcend, socially constructed language systems and structures to engage diverse multiple meaning-making systems and subjectivities; the transformative capacity of the Translanguaging process not only for language systems but also for individuals' cognition and social structures; and the transdisciplinary consequences of re-conceptualizing language, language learning, and language use, and working across the divides between linguistics, psychology, sociology, and education(Li 2018).

Inoltre, si pone enfasi sull'esistenza di un Translanguaging space definito come uno spazio creato dai locutori per le proprie pratiche di Translanguaging: "A Translanguaging Space allows language users to integrate social spaces (and thus 'linguistics codes') that have been formerly separated through different practices in different places" (Li 2018, 23). Come vedremo in 5., è specialmente su questo aspetto della spazialità che si osservano interessanti punti d'intersezione tra la teoria del Translanguaging e la teoria degli Spazi comunicativi.

2. Mobilità e contatto linguistico nel mondo del pallone

Una dimensione fondamentale dello spazio comunicativo è quella che riguarda la spazialità del parlante, determinata principalmente dalla sua mobilità. Tra i locutori che si distinguono per una spiccata mobilità e dunque per una maggiore predisposizione al contatto linguistico contano da sempre i professionisti del calcio, sia durante la carriera da calciatori, sia nel ruolo da commissari tecnici che in alcuni casi assumono dopo aver smesso di giocare. Grazie alla visibilità mediatica di cui godono, essi sono in grado inoltre d'influenzare in maniera determinante la percezione e la rappresentazione della propria L1 nell’immaginario collettivo del paese ospitante. Basti pensare alla celebrità di José Mourinho, il quale tra il 2008 e il 2010 conquistò con l’Inter di Moratti due scudetti consecutivi e nella stagione 2009/2010 addirittura il triplete. Con le sue dichiarazioni rilasciate sin dalla prima conferenza stampa in un italiano quasi perfetto,6 Mourinho riuscì a sensibilizzare l’Italia intera sulla pronuncia del portoghese europeo, che ancora oggi viene confuso regolarmente con lo spagnolo persino nelle telecronache sportive.7 Il suo provocatorio anatema zeru tituli, con cui Mourinho predisse alle squadre avversarie una stagione priva di trofei, citato tutt'oggi nei più disparati contesti, deve sicuramente il suo successo virale anche alla prominenza, nelle orecchie del parlante italiano, del vocalismo portoghese.

Qualche anno prima di José Mourinho, ci fu un altro memorabile c.t. in termini sia di poliglottismo, sia d'impatto mediatico, che intraprese il cammino inverso dall’Italia al Portogallo. Gli appassionati di calcio lo ricordano per la leggendaria conferenza stampa che rilasciò nel 1998 mentre era alla guida del Bayern München (e la sua chiusa 'sgrammaticata' ich habe fertig è divenuta virale in Germania probabilmente ancor più della zeru tituli di Mourinho in Italia). Ovviamente stiamo parlando di Giovanni Trapattoni, che nella stagione 2004/2005 fu chiamato a guidare il club portoghese del Benfica. Una volta giunto a Lisbona, Trapattoni si presentò a tifosi e giornalisti esprimendosi in un "esperanto del calcio", ossia "un misto di spagnolo, portoghese e italiano", come recita l'articolo della Gazzetta dello Sport sull'evento. Il rinomato c.t. venne accolto calorosamente a Lisbona da dirigenza e tifoseria, ma la stagione 2004/2005 non fu tuttavia priva di momenti di forte tensione. Dopo una fase iniziale molto promettente, la squadra accusò infatti un calo di rendimento che portò al sorgere di contestazioni da parte dei tifosi verso il mister e la sua tattica notoriamente difensiva.8 Dopo il deludente pareggio ottenuto in trasferta contro il CSKA Mosca e la conseguente eliminazione dalla Europa League, Trapattoni, nell'apice della crisi, si difese dalle accuse rivoltegli dai giornalisti rilasciando ai microfoni della stampa lusitana la sua prima intervista-sfuriata.

3. L' "esperanto del calcio" di Trapattoni: una Interlanguage?

Riportiamo una trascrizione9 dell'intervista seguita dai sottotitoli di carattere come si vedrà traduttivo-standardizzante del video "Trapattoni alle prese col portoghese":

[... ˈnom per egoˈizmo persoˈnal | noɱ ˈvi beɱˈfika dʒoˈgar komo ˈesto beɱˈfika de ˈɔi̯ | ˈdela priˈmera ˈparte | porˈkɛ aˈki ˈvamos a i̯ntenˈderse | perˈkɛ ˈɔi̯ ɛl l eˈkipa dʒoˈgɔ ˈmui̯to ˈmui̯to ˈmui̯to ˈben | ma ˈmmui̯to ˈben | nom poˈdea ˈfar |ˈnada de ˈnada | e noɱ ˈvɔ a faˈlar deˈl otro koɱˈfronto ke faˈzese aˈki m portuˈgal noɱ ˈvɔ a faˈlar perˈkɛ ˈdevo parl faˈlar d uˈn otro eˈkipa | e ˈnon noŋ ˈkjero | se ˈnɔ ˈvamo a koɱfronˈtare i̯l ˈdʒɔgo | nom ˈpwedo dir ˈnada delo dʒogaˈdor dela loro atiˈtud de ˈtodo ke faˈzian ˈɔi̯]

 

Não é por egoísmo pessoal, mas não vi o Benfica jogar como o Benfica de hoje, da primera parte! Vamos ver se nos entendemos! Hoje a equipa jogou muito, muito, muito bem! Mesmo muito bem! Não podia fazer mais nada! E não vou falar do outro jogo que se passara aqui em Portugal. Não vou falar porque seria falar de outra equipa. E não quero, senão vamos confrontar o jogo. Não posso dizer nada aos jogadores sobre a sua atitude e tudo o que fizeram hoje.

In termini di linguistica acquisizionale, "l'esperanto del calcio" di Giovanni Trapattoni si definirebbe una varietà di apprendimento o interlingua (interlanguage),10 più precisamente una varietà di apprendimento della lingua portoghese da parte di un discente adulto di madrelingua italiana con competenze in spagnolo. Pur non disponendo di informazioni certe sulle variabili socio-ambientali legate al contesto di apprendimento (spontaneo, guidato, misto), a intensità e genere di input, ecc., o sulle variabili individuali legate in primo luogo alla motivazione, né in merito all'apprendimento del portoghese, né a quello, evidentemente pregresso, dello spagnolo, possiamo individuare alcune caratteristiche distintive della varietà d'uso trapattoniana e formulare alcune ipotesi al riguardo. In certa misura sembra corretto ritenere che la lingua italiana funga da lingua fonte (source language) verso una lingua bersaglio (target language) portoghese, la cui padronanza si ottiene progressivamente tramite grammatiche transitorie basate soprattutto, visto il grado di vicinanza strutturale tra le lingue coinvolte, sul transfer da una lingua all'altra. Pare così ad esempio per la morfologia verbale, in cui le forme dell'imperfeito e del pretérito perfeito simples di (1), nonostante gli slittamenti da un paradigma all'altro, sono ricavate dall'imperfetto e dal passato remoto: "[poˈdea]", "[ˈvi]", "[dʒoˈgɔ]", "[faˈzian]". Inoltre, in seguito ai processi di elaborazione autonoma per i quali negli studi sull'apprendimento si è portati anche a paragonare le interlingue ai pidgin e ai creoli,11 si registrano semplificazioni grammaticali (ad es. riguardanti la concordanza nome-aggettivo) e formazioni analogiche sul piano morfosintattico piuttosto che semantico, come quella che riguarda il costrutto ir + a + infinitivo con il significato esortativo/futurale del modificatore "[ˈvamos]" che sembra sovrapporsi al significato lessicale (letterale o figurato) di andare dell'analogo costrutto italiano, si veda ad es. "[porˈkɛ aˈki ˈvamos a i̯ntenˈderse]" in (1) o "[se ˈvaːmo a eskuˈtʃar ˈtoːdo]" in (5).12 A essere generati sono anche nuovi  significanti, come la forma del pronome personale soggetto di terza persona plurale "[ˈlɔs]" che occorre nel seguente enunciato, ricavata probabilmente dalla forma dell'articolo los spagnolo in base all'omofonia tra el articolo ed él pronome nel singolare:

[... jɔ ˈkreo keː ˈlɔs | mereˈseron ˈdeː mpaˈtar porˈkɛ | ˈlɔs | dʒoˈgaron dʒoˈgaron ˈben ...]

filme da temporada, min. 1:20:53

Nella didattica del portoghese L3 a discenti di L1 italiana si tende a considerare lo spagnolo lingua di appoggio L2, ciò anche in base ai curricula accademici e scolastici che in Italia prevedono lo studio del portoghese solo dopo quello di altre lingue straniere e nella maggior parte dei casi dopo lo spagnolo.13 Se si analizza l'intera sequenza d'interviste contenute nel filme da temporada 2004/2005 sembra lecito fare altrettanto anche nel nostro caso: è possibile notare infatti come numerose voci portoghesi degli enunciati siano ricavate via via per corrispondenza14 da quelle spagnole: "[enˈtao]" da "[enˈtɔnse]", "[ˈmui̯ta]" da "[ˈmui̯]", "[preˈsao]" da "[preˈsjon]", "[eˈkipa]" da "[eˈkipo]", ecc. I lessemi con morfologia spagnola (di varietà sembrerebbe europea) non vengono tuttavia completamente sostituiti, ma permangono all'interno della varietà d'uso trapattoniana, al fianco di quelli portoghesi. Ad esempio compaiono in (3) sia "[ˈmui̯to]" che "[ˈmui̯]", mentre in (4) si alternano "[eˈkipo]" ed "[eˈkipa]".

[... talˈvese fa ˈaŋke delle ˈfalta peˈrɔ ˈɛ un dʒogaˈdɔr ke ˈtjene koraˈsɔn ɛ ˈmui̯to profesjoˈnal | ˈesto ɛ ˈmui̯ mporˈtante ...]

filme da temporada, min. 1:39:56

[... diˈsiaː l eˈkipo | ke ˈnon ˈfaltano aŋˈkoːra ˈmui̯to ˈdʒɔːgo | ˈnos doˈveːmoː | penˈsar ˈsempre ke ˈtodo los ˈdʒɔːgo son aˈsi |ˈɔnte ˈvimos deˈroːta  de ˈotros eˈkipa | enˈtaːoː non doˈveːmos deˈʃar ˈnaːda de ˈnaːda ˈtodos piˈkeɲa ˈkɔːza ...]

filme da temporada, min. 2:43:24

Tra le voci dello spagnolo ve ne sono poi alcune, anche di frequente utilizzo, che rimangono esclusive, per le quali non si registra cioè la comparsa delle corrispettive varianti in portoghese. È questo il caso del pronome personale con cui il locutore esordisce in quasi tutte le interviste: "[ˈʝɔ]" / "[ˈjɔ]", vedi (5), (6) o (2). Nemmeno le voci "[ɔi̯]" o "[ˈpwedo]", con i dittonghi caratteristici dello spagnolo, vengono sostituite o affiancate dalle corrispondenti in portoghese, rispettivamente *hoje /ˈoʒ(ə)/ e *posso /ˈpɔssu/. Nella didattica del portoghese L3 a italofoni con L2 spagnola si attribuisce generalmente un ruolo di rilievo, in ambito lessicale, alla percezione vocalica, evidenziando in particolar modo quanto le vocali atone del portoghese soggette a riduzione rendano difficili da distinguere all'interno di una catena fonica interi lessemi, di conseguenza difficili da acquisire.15 Questo spiegherebbe una 'fossilizzazione'16 come quella di "[ɔi̯]" nonostante l'assenza di consonanti nel lessema spagnolo e la loro presenza invece sia in italiano (*oggi /ˈɔddʒi/), sia in portoghese (*hoje /ˈoʒ(ə)/). Le pronunce spagnole persistono però anche nelle variabili in cui vi sarebbe maggiore corrispondenza (in merito sia a consonanti che a vocali) tra italiano e portoghese, come appunto nel caso di "[ˈpwedo]" (1), ma si vedano ad es. anche le occorrenze di "[ˈfwerte]", "[ˈswerte]", "[ˈfwera]", "[ˈaɲo]", "[piˈkeɲa]", "[ˈnɔtʃe]", "[eskuˈtʃar]", ecc. (filme da temporada, min. 30:01, 1:55:42, 2:44:02, 10:20, 2:43:13, 36:12, 55:05). La spiegazione che si fornisce in didattica delle lingue affini è in sostanza quella secondo cui i discenti ritengono generalmente più valida l’ipotesi di transfer positivo tra L2 e L3 piuttosto che tra L1 e L3, almeno nella fase iniziale dell'acquisizione.17 Da questi esempi si ha tuttavia l'impressione che l'occorrenza di tratti fono-morfologici dello spagnolo, che permangono in molti casi fino al termine della stagione, quando l'esposizione al portoghese e quindi il processo di acquisizione non dovrebbe ormai più trovarsi in fase iniziale, non sia invero del tutto spiegabile nei termini di una grammatica di transizione.18 Si è portati piuttosto a domandarsi se sia davvero sempre lecito ritenere di avere a che fare con una varietà di apprendimento di una lingua bersaglio portoghese. La prospettiva adottata tradizionalmente dagli studi di glottodidattica prende come norma di riferimento il discente di L1 e tende forse a disconoscere il vero proposito dell'acquisizione: "to become bilingual and multilingual, rather than to replace the learner's L1 to become another monolingual" (Li 2018, 16). Analizzando l'intera serie di interviste, sembra che il locutore Trapattoni, una volta raggiunto un soddisfacente livello di comprensibilità, non persegua più l'obiettivo di sostituire ("replace") lo spagnolo (o l'italiano) con il portoghese. Le sue interazioni verbali paiono configurarsi anzi come delle pratiche comunicative se non proprio volutamente trasgressive,19 di certo largamente incuranti di norme monolingui. Per comprendere a fondo quelli che sono gli atteggiamenti e le scelte linguistiche del locutore sembra allora necessario abbandonare il piano di osservazione della "spazialità della lingua" in favore di quello della "spazialità del parlare" (Krefeld 2004, 25),20 mettendo a fuoco non la lingua (o interlingua) che si presume essere utilizzata di volta in volta, appunto, ma l'atto comunicativo nel suo complesso.

3.1. Trapattoni alle prese con il portoghese: autopercezione

Il video dell'intervista-sfuriata Trapattoni alle prese col portoghese ha ricevuto i commenti di alcuni utenti italiani che avvertono la presenza di un'ulteriore varietà nell'eloquio mistilingue di Trapattoni: il dialetto lombardo-milanese.21 Il commento dell'utente Schock9808, anzi, recita addirittura così: "sono piemontese e non trovo la differenza tra il mio dialetto ed il portoghese del trap ahahahahahaha". Trapattoni in realtà è originario della provincia di Milano, ma il dialetto piemontese fa comunque parte come quello lombardo del gruppo gallo-italico. Un altro utente commenta così: "a me fa schiantare perchè qualsiasi lingua parli riesce sempre a buttarci dentro quando meno te lo aspetti due o tre parole di milanese ahahahahhah". Osservazioni simili, che ci offrono uno scorcio nella percezione22 dei locutori della stessa comunità linguistica di Trapattoni, si trovano inoltre nel blog pizzi-chi.it: "Ricordo in particolare quando, ai tempi del Benfica, [Trapattoni] parlò in sala stampa in un singolare miscuglio di italiano e portoghese, che ricordava molto il dialetto lombardo-milanese, e rispondendo alle critiche disse che 'l’equipe a giogò muito muito muito ben, ma muito ben!'". Evidentemente, è soprattutto "[ˈben]" (1) ad essere percepita come voce che risente dell'influenza dialettale, ma si potrebbe dire lo stesso delle varianti di "[persoˈnal]", "[dʒogaˈdor]", "[dela]", ecc. (1) nelle quali l'apocope, la pronuncia sonora delle plosive intervocaliche o la degeminazione consonantica rappresentano tratti genericamente riconducibili all'area dialettale lombarda. Non sarebbe difficile, in effetti, trovare numerosi altri lessemi nei quali sembra essere il dialetto lombardo-milanese, prima ancora dello spagnolo, a fungere da lingua ponte verso il portoghese, come nelle occorrenze di "[ˈmez]" e "[ˈdjez]" tratte dai seguenti enunciati:

[... porˈkɛ se ˈvaːmo a eskuˈtʃar ˈtoːdo aˈloːra ˈsi senˈtiːmo la preˈsjon |  ˈʝɔ non ˈteŋgo la preˈsjon | non ˈteŋgo la preˈsao | ɛl ˈdʒɔgo ɛ ˈmui̯ ˈluŋgo | ˈsjɛte ˈmez aˈgoːra | ˈsjɛte ˈmez de ˈliːga | de ˈweːfa | ˈtʃɛ ˈmui̯to ...]

filme da temporada, min. 55:22

[... ˈʝɔ ˈkreo keː | ˈfuro mˈpɔko kon la ˈswerte de ˈdjez ˈkontro ˈunz ...]

filme da temporada, min. 1:56:13

Che ruolo andrebbe riconosciuto dunque al dialetto nell'eloquio di Trapattoni? Forse non uno tanto centrale quanto quello che vorrebbe attribuirgli (scherzosamente) Schock9808, ma con ogni probabilità, tenendo conto anche delle variabili anagrafiche, si tratta di una varietà altrettanto presente nel repertorio del locutore e altrettanto attiva durante le sue interazioni verbali. Nel dibattito su acquisizione e approcci didattici, dove si tiene conto prevalentemente delle interferenze tra lingue nominate nazionali, viene solitamente trascurato un altro aspetto che l'analisi percettiva mette invece in luce: "per attribuire i valori di marcatezza corrispondenti" è necessario prima di tutto "sapere come una variante linguistica viene percepita dagli stessi parlanti" (Krefeld 2019b, cap. 3).

3.2. Trapattoni alle prese con il portoghese: eteropercezione

È interessante verificare che genere di reazioni, in termini di valutazioni e rappresentazioni,23 evochino infine le produzioni linguistiche di Trapattoni nei parlanti dell'altra comunità linguistica, quella portoghese. Grazie al mistilinguismo tipico del suo eloquio, a Trapattoni fu conferito in Portogallo l'affettuoso nomignolo di "Trapalhoni" (per accostamento di 'Trapattoni' a 'Trapalhões'). Alcune rappresentazioni dell'eloquio di Trapattoni si trovano ad es. al sito forumscp.copm. Nel forum si commenta dapprima un'intervista nella quale Trapattoni, interrogato sul possibile rientro in campo di un suo giocatore, dichiarò, fraintendendo il nome del giocatore, che non avrebbe svelato nulla sui negoziati in corso per i nuovi acquisti di calciomercato. Dopo aver ripreso questo episodio, gli utenti del blog lasciano allora spazio alla fantasia facendo entrare in scena il personaggio parodistico "TrapaLHoni", il quale dà il via al quotidiano allenamento scambiando ciascuno dei propri giocatori per qualcun altro. Altre caricature si trovano su operiodo.blogspot.com, in cui si parodizza un Giovanni Trapattoni sempre confuso e svanito che rilascia una "Grande entrevista" in "italiano-portunhol" al quotidiano "O Período", confondendo i nomi dei propri giocatori e dimenticando gli appuntamenti importanti della propria squadra come appunto la gara di ritorno di Europa League con il CSKA Mosca. Confrontando le rappresentazioni dell'eloquio di Trapattoni da parte dei parlanti lusofoni con gli enunciati reali del locutore Trapattoni va preso atto innanzitutto del fatto che le caricature attingono a varietà di contatto a ruoli invertiti per quanto riguarda il processo di acquisizione, cioè a partire da L1 portoghese. Così, vengono generate delle forme tramite transfer che non si riscontrano però nella varietà d'uso di Trapattoni, come quelle del passato prossimo tratte dalla seguente battuta (nella seconda occorrenza anche in luogo dell'imperfetto e con l'ausiliare avere di terza persona singolare generalizzato):

Ma como? Ninguém me a detto nada. A pensato que ficaria con Maradona in Lisboa

operiodo.blogspot

Va nondimeno riconosciuto che le caricature mostrano in certi casi un genere di mistilinguismo non tanto dissimile da quello reale. Si veda questa frase:

Parlo dell'outro chi avemo contratado àquela equipa que gioca de bianco

operiodo.blogspot

dove si nota ad es. nel primo sintagma una tipologia di code-mixing24 simile a quella di (1): "[deˈl otro koɱˈfronto]" con preposizione articolata in italiano seguita da pronome indefinito in portoghese. Vi è tuttavia una fondamentale differenza tra caricature e realtà per quanto riguarda il mistilinguismo della (ri)produzione. Gli enunciati del personaggio parodistico Trapattoni vedono coinvolte infatti solo due lingue per volta della triade italiano-spagnolo-portoghese. Nel caso del forum si tratta prevalentemente della coppia portoghese e spagnolo, infatti l'utente ideatore della parodia ritiene che "Trapalhoni" si esprima "no seu portunhol", mentre si deve ad un altro utente la definizione di "portunhol italianado". Eccone un esempio:

hey, rapazito, que fazes aqui? quien és tu?

forumscp

dove si coglie, nella prima frase: "hey, rapazito, que fazes aqui?", il lessema ibrido25 "rapazito" con morfema lessicale portoghese e morfema flessionale spagnolo e dove si verifica, nella seconda frase: "quien és tu?", una commistione tra spagnolo (il pronome interrogativo "quien") e portoghese (la forma del verbo "és" per la seconda persona del singolare). Nel blog operiodo.blogspot si rappresenta invece un Trapattoni che dovrebbe esprimersi in "italiano-portunhol", ma che abbina elementi italiani e portoghesi senza praticamente attingere mai allo spagnolo (unica voce spagnola: "entrenador").
Altra 'regolamentazione' delle rappresentazioni rispetto alle produzioni trapattoniane è il fenomeno tradizionalmente definito code-switching,26 visibile nella seguente frase tratta nuovamente dal sito forumscp, in cui l'italiano è inserito in quella che si potrebbe anche definire una matrix-language27 spagnola sotto forma di appellativi: "gigantone"28 ed interiezioni: "mamma mia":

hey, gigantone, no eres el encarregado de la césped?! Q haces aqui mamma mia?!

forumscp

Le caricature analizzate, come pure lo stesso affettuoso nomignolo "Trapalhoni", tradiscono una forma mentis soggetta a modellazioni che pertengono alla spazialità della lingua, più precisamente al principio di territorialità.29 L'esempio (10), in particolar modo, rivela come i confini che separano una lingua dall'altra vengano talmente interiorizzati dal parlante che si trova a ironizzare sul repertorio trapattoniano da far sì che persino nell'imitazione parodistica di un locutore del quale si vuole calcare l'aspetto linguisticamente asistematico e confusionario ogni named language abbia un suo spazio sintagmatico ben delimitato e omogeneo. La competenza e la coscienza linguistica del parodizzatore, che logicamente nel filtro delle rappresentazioni si sovrappongono e si sostituiscono a quelle del parodizzato, paiono confermare come il code-switching sia "a by-product of the dual correspondence theory. [...] When, [...], there is only one underlying system, the behavior cannot be characterized as switching codes; and when there's no switching it makes no sense to characterize it as unsystematic or haphazard" (Otheguy u.a. 2019, 640)

4. L' "esperanto del calcio" di Trapattoni: Translanguaging

Occorre dunque spostare l'attenzione dalla spazialità della lingua alla spazialità del parlare e a quella del parlante (Krefeld 2004, 24-25), quindi al suo repertorio, per comprendere appieno il mistilinguismo degli enunciati trapattoniani. Mentre nelle caricature l'alternanza di codici avviene in prossimità di precisi confini sintattici e la commistione è tale per cui risulta sempre possibile attribuire ciascun elemento dell'enunciato ad una determinata lingua piuttosto che ad un'altra, la varietà idiolettale di Trapattoni non può essere infatti descritta adeguatamente nei termini della dual correspondence theory. Si veda ad esempio l'enunciato (4) in cui pare possibile riconoscere ciascuna delle varietà romanze presenti nel repertorio trapattoniano. Nel sintagma nominale sembra verificarsi un code-switching portoghese-spagnolo in corrispondenza del pronome indefinito: "[ˈnaːda de ˈnaːda ˈtodos piˈkeɲa ˈkɔːza]", nel sintagma verbale invece un code-mixing italiano-portoghese tra l'avverbio di negazione e il predicato: "[non doˈveːmos deˈʃar]". Il pronome indefinito "[ˈnaːda de ˈnaːda]", però, appartiene sia alla lingua spagnola, sia alla lingua portoghese, tanto che risulta difficile stabilire se e dove si verifichi una commutazione di codice. La forma verbale "[doˈveːmos]", dal canto suo, si potrebbe considerare del portoghese, sebbene con realizzazione posteriore e arrotondata della vocale media nel morfema lessicale "[dov-]" 'all'italiana' e con realizzazione alveolare della sibilante finale nel morfema flessionale "[-mos]" 'alla spagnola', ma in buona parte anche dell'italiano lombardo dialettizzato - si veda anche la variante "[doˈveːmo:]" priva di sibilante finale che occorre sempre in (4). Considerazioni analoghe valgono in verità per quasi tutte le varianti del lessico trapattoniano, si veda ancora il lessema "[atiˈtud]" (1) con fonetica in parte portoghese (nello scioglimento del nesso <ct>), in parte spagnola (nell'apocope). O ancora il lessema "[dʒogaˈdor]" (1), riconducibile per l'affricata iniziale all'italiano, per la sonorizzazione delle plosive intervocaliche e l'apocope invece al portoghese, allo spagnolo e/o all'italiano dialettizzato. Analizzando l'idioletto di Trapattoni, ci si accorge di come neanche il termine code-mixing renda pienamente giustizia, in fondo, alla realtà psicolinguistica del parlante: anche parlare di commistione di codici induce infatti a ritenere che all'interno di un enunciato, come di un repertorio plurilingue, esistano elementi sempre distinti o almeno potenzialmente distinguibili e riconducibili univocamente al sistema linguistico 'di appartenenza'. Negli enunciati di Trapattoni, praticamente ogni distinzione risulterebbe invece arbitraria, poiché quasi ogni singolo morfema è attribuibile simultaneamente a più lingue (o a nessuna in particolare). Il mistilinguismo, inoltre, non risulta soggetto a restrizioni sintattiche di alcun genere, né pare segnalare rilevanti cambiamenti all'interno della situazione comunicativa, ma rappresenta piuttosto la condizione di base, non marcata, dell'eloquio. Riteniamo pertanto più appropriato abbracciare la nozione di Translanguaging, che nelle parole di Wei Li non significa semplicemente "going between different linguistic structures [...] but going beyond them" (Li 2018, 23). Per definire con una metafora la natura del repertorio linguistico di un parlante plurilingue come Trapattoni, si può ricorrere alla suggestiva immagine della battigia, quello spazio fluido e in continuo riassestamento in cui non è dato riconoscere con certezza dove finisca la terraferma e dove inizi il mare.30

5. Translanguaging spaces / Spazi comunicativi

Il locutore Trapattoni ha sviluppato dunque determinate competenze in alcune lingue nominate delle quali si serve, trascendendo i confini territoriali e sistemici che le separano, per compiere delle performance comunicative finalizzate alla soluzione di concrete sfide pragmatiche (Li 2018, 16; 27). La performance comunicativa del Translanguaging ha luogo all'interno di uno spazio diverso, il Translanguaging space, "which does not merely encompass a mixture or hybridity of first and second languages; instead it invigorates languaging with new possibilities from a site of creativity and power'" (Li 2018, 24). Il concetto del Translanguaging space si può ricollegare alle tre dimensioni della spazialità che compongono lo spazio comunicativo,31 nello specifico:

- alla spazialità del parlare:

The act of Translanguaging creates a social space for the language user by bringing together different dimensions of their personal history, experience, and environment; their attitude, belief, and ideology; their cognitive and physical capacity, into one coordinated and meaningful performance [...].(Li 2018, 23)

- alla spazialità della lingua:

It (i.e. Translanguaging) does not deny the existence of named languages, but stresses that languages are historically, politically, and ideologically defined entities. It defines the multilingual as someone who is aware of the existence of the political entities of named languages and has an ability to make use of the structural features of some of them that they have acquired.(Li 2018, 27)

- alla spazialità del parlante:

[...] multilingual language users are aware of the existence of political entities of named languages, have acquired some of their structural features, and have an ability to use them. [...] They consciously construct and constantly modify their sociocultural identities and values through social practices such as Translanguaging.(Li 2018, 23)

Mentre alla teoria del Translanguaging spetta il merito di aver fatto luce sull'esistenza di questi spazi linguistici trascendenti, la teoria sugli Spazi comunicativi permette anche di inquadrarli meglio e di entrarvi con gli strumenti adatti ad analizzarli. L'intreccio delle tre dimensioni (spazialità del parlare, della lingua e del parlante) consente infatti di tipizzare una determinata costellazione comunicativa: il glossotopo. L'insieme dei glossotopi di un determinato parlante costituisce a sua volta la cartografia del suo network comunicativo, la sua 'glossoscopia'. Con gli strumenti di cui disponiamo oggi è divenuto possibile raccogliere i dati linguistici di un network comunicativo (ad es. via smartphone), georeferenziarli e integrarli con informazioni metalinguistiche di auto ed eteropercezione (Krefeld 2019a, cap. 4.1-4.2). Particolarmente interessanti e molto utili ai fini di una ricerca incentrata sugli spazi comunicativi sembrano essere proprio i network dei moderni transmigranti, capaci di articolare pensieri, condividere esperienze e tracciare nuovi percorsi attraverso un linguaggio beyond boundaries.

La stagione 2004/2005 si concluse in trionfo con la conquista del titolo di campeão nacional, un titolo che il Benfica non si aggiudicava da ben undici stagioni, e il ritorno in Italia da vincitore di Trapattoni. Tranne che nei brevi spot pubblicitari della FIAT girati poco prima dei mondiali del 2014 in Brasile, in cui Trapattoni, secondo copione, pronuncia alcune parole in un portoghese brasiliano da caricatura, non risulta che vi siano stati ulteriori rapporti significativi tra questi e il mondo lusofono. Chissà che un giorno il leggendario mister, finalmente soddisfatto degli innumerevoli traguardi raggiunti, non decida di fare proprio del Portogallo il suo 'buen retiro'. Se così fosse, entrerebbe a far parte di una comunità sempre più numerosa e linguisticamente ancora tutta da studiare, quella dei pensionati italiani in Portogallo, per i quali le categorie concettuali del Translanguaging e la teoria degli Spazi comunicativi fornirebbero, crediamo, una promettente chiave di lettura.

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Per una buona panoramica sugli attuali approcci teorici al plurilinguismo nella pedagogia tedesca si rimanda a Hu 2018, 68-74. Per la ricezione della teoria del Translanguaging nel contesto dell'educazione plurilingue italiana si veda Carbonara/Martini 2019.
La teoria del Translanguaging si è sviluppata e affermata negli Stati Uniti in seguito a ricerche tese a valorizzare il patrimonio linguistico di scolari bilingui. Le origini risalgono tuttavia a Williams 1994 che conia il termine nella forma gallese di trawsieithu, tradotta poi in inglese da Baker 2001. Se intesa come "Practical Theory of Language" (Li 2018, 16; cfr. García 2009, 44-45), la teoria del Translanguaging consente comunque di accostarsi ai più diversi scenari geo-socio-idiolinguistici.
In particolare quello di Kroll/Bialystok 2013.
Un tentativo di conciliazione tra "unitary model" e "dual competence model" è quello secondo cui "bilinguals have a single system with many shared grammatical resources but with some internal language-specific differentiation as well" formulato da MacSwan nei termini di "integrated multilingual model" (MacSwan 2017, 179).
Si veda il relativo articolo del Corriere della Sera su: l'italiano dell'allenatore.
Si veda al proposito il seguente articolo tratto dalla rubrica italians del Corriere della Sera.
Gli esempi (1)-(6) sono trascrizioni fonetiche realizzate in IPA su base impressionistica. Il livello di approssimazione delle trascrizioni è calibrato sulle esigenze delle analisi che si propongono in questa sede. Si utilizzano segni diacritici solamente in corrispondenza di vocale allungata (ː) - non sempre di facile distinzione a causa dell'elevata velocità d'eloquio - e di semivocale da dittongo discendente (i̯), così come per indicare accento primario (ˈ) e pausa (|). Non si trascrivono tratti paralinguistici (ad es. articolazioni di esitazione) e non si annotano intonazioni o prominenze frasali, interamente riconducibili a quanto è presente nell'inventario dell'italiano (così come la quasi totalità delle unità sonore). Per facilitare la lettura si sono segmentate le catene foniche tramite l'utilizzo di spazi. Un sentito ringraziamento per i suoi preziosi accorgimenti va a Conceiçao Cunha.
La nozione è di Selinker 1972. Su teorie e modelli dell'interlanguage dagli anni '70 ad oggi si veda Bosisio 2012, 53-116.
Berruto 2012, 204-205; cfr. l'analisi comparativa tra varietà di apprendimento dell'italiano e Criolo Guineense di Gelso 2009. Lo scarso prestigio rispetto a una lingua definita lessicalizzatrice (una esolingua tipologicamente distante, il più delle volte imposta in contesto coloniale) che caratterizza le lingue creole, peraltro prime lingue per i propri parlanti che non presuppongono la conoscenza delle rispettive lingue lessicalizzatrici, non consente tuttavia di accogliere senza riserve il paragone con la varietà d'uso qui esaminata. Per le stesse ragioni di natura sociolinguistica, oltre che per quelle di ordine tipologico, non sembra lecito nemmeno un paragone con i pidgin, il cui utilizzo viene spesso associato a una condizione di subalternità socioeconomica e/o a un basso grado di istruzione formale dei parlanti. Circostanza, quest'ultima, che pare particolarmente lontana dal nostro caso - si vedano a questo proposito anche le riflessioni in nota 19.
A proposito della costruzione di nuovi significati durante le performance linguistiche si pensi ancora una volta alla conferenza stampa di Monaco di Baviera, nella quale Trapattoni accusò alcuni giocatori del Bayern München di essere deboli "wie eine Flasche leer", lett. 'come una bottiglia vuot[a]', incrociando, in un SN che vede l'aggettivo "leer" posposto al sostantivo secondo le regole della sintassi italiana (e nella forma invariata come in funzione predicativa), i significati del fraseologismo tedesco (e italiano) eine Flasche sein (lett.: 'essere un fiasco') e dell'espressione metaforica italiana come un sacco vuoto ('senza energie'). Questa frase, in Germania, è divenuta un vero e proprio cult.
Cfr. la categoria definita da Schmid: "Korrespondenz 2" (Schmid 1996, 66).
Sul termine 'fossilizzazione' non vi è consenso nella ricerca, che considera nondimeno centrale questo "fenomeno per molti versi sconcertante e non del tutto chiaro" (Bosisio 2012, 98) auspicando che vi si possa far luce da una prospettiva interdisciplinare, cfr. Bosisio 2012, 98-115.
Sono sin dall'inizio non meno numerose, peraltro, le attestazioni di transfer (positivo e negativo) da italiano a portoghese, si vedano ad es. "[dir"], "[far]" "[ˈdevo parl | faˈlar]" in (1), ecc.
Cfr. l'ulteriore accezione di trans- che Prada/Nikula associano al Translanguaging introducendo il concetto di transgressive potential (complementare a quello di transformative di cui sopra). Scrivono gli autori a tal proposito: "[...] this transgressive character is [...] often perceived as disruptive in specific contexts only. For instance, when people from higher socio-economic backgrounds engage in similar practices, they are commonly congratulated for trying [...]. Conversely, when minoritized speakers and/or individuals from low socio-economic backgrounds engage in these practices, they hold additional disruptive value" (Prada/Nikula 2018, 3).
Nell'ottica di un'indagine sulla spazialità, si vedano anche le riflessioni di Koch/Oesterreicher 2011, 1-19 a proposito del continuum tra distanza e prossimità comunicativa.
Sulla necessità d'integrare nell'analisi linguistica i dati di produzione con quelli di percezione - qui autopercezione delle proprie varietà/lingue da parte della comunità linguistica di provenienza del locutore Trapattoni - si vedano le argomentazioni nei capitoli introduttivi di Krefeld/Pustka 2010 e Krefeld/Pustka 2014.
Sull'instrumentarium della linguistica percettiva si veda soprattutto il capitolo introduttivo di Krefeld/Pustka 2010, 9-28.
Cfr. i contributi curati da Krefeld/Pustka 2010, 265-473.
All'interno dell'ampia letteratura sul code-mixing, inteso come commistione di codici nello stesso sintagma tale per cui i costituenti appartengono a sistemi linguistici diversi, si vedano almeno Berruto 1995, 261; Auer 1999, 328; Muysken 2000, 221-231; 249.
Sulla nozione di ibridismo (nel contesto sociolinguistico italiano) si veda Berruto 2012, 202.
Sulla fenomenologia del code-switching, inteso come la commutazione di codice che ha luogo al confine tra sintagmi o frasi e che implica un cambiamento della funzione comunicativa, si vedano almeno Poplack 1980, Myers-Scotton 1993, Auer 1999.
Sulla nozione si veda Myers-Scotton 1993, 20. Il modello teorico del Matrix Language Frame, secondo il quale negli enunciati mistilingui vi sarebbe una lingua matrice o base che fornisce la cornice morfosintattica a una lingua incassata (embedded language), è però assai articolato e controverso (cfr. almeno Auer 1999, 328 e Muysken 2000, 221-231; 249). A proposito di questo esempio, comunque, si può certamente parlare di tag-switching (Poplack 1980, 614), presupponendo che vi sia una competenza solo superficiale dell'italiano da parte dello scrivente.
L'appellativo "gigantone" (10) si potrebbe ritenere anche un ibridismo, alla stregua di "rapazito" (9), dato che il morfema flessionale è italiano, ma quello lessicale è sia italiano che spagnolo (che portoghese).
La metafora è di Ofelia García - Translanguaging, relazione tenutasi presso l'Università degli Studi di Hildesheim, 2017.
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